Da qualche anno Mordechai e Rivka abitano nel quartiere arabo di Silwan, a Gerusalemme est: lui è un ufficiale dell’esercito israeliano e la loro casa e quelle delle altre famiglie ebree che abitano là sono state assegnate loro dal governo e vengono presidiate giorno e notte da una pattuglia militari.
È una vita difficile e anche pericolosa: l’odio e la diffidenza tra i diversi popoli di quel quartiere è palpabile!
Ieri, tornando dal lavoro, Mordechai ha visto da lontano la moglie, carica di pacchi, dirigersi verso la casa di Zahrah, una donna araba che abita una casa distante dalla loro un centinaio di metri, il cui marito Nabil è in carcere per aver preso parte a uno scontro con la polizia.
Dopo cena, sul divano, Mordechai dice alla moglie di averla vista.
«Ho portato a quella donna un po’ di vestiti usati e di giocattoli: so che ha grosse difficoltà economiche».
«Perché fai questo? Sono nostri nemici…!».
«Questa notte sono stata svegliata dal pianto del nostro piccolo Shlomo e mi sono precipitata al suo letto, trovandolo però addormentato e tranquillo; dalla finestra ho visto Zahrah sul suo terrazzo con in braccio suo figlio che stava cercando di calmare. È incredibile come Shlomo e Kamal piangano allo stesso modo!».
Sapersi mettere in ascolto e in comunicazione con l’altro apre alla nostra vita le porte dell’intero universo.