Esequie di S.E. Mons. Luigi Padovese
Omelia
Milano – Duomo, 14 giugno 2010
Chicco di grano per la speranza di una Chiesa
Siamo onorati di accogliere nel grembo della nostra Chiesa Ambrosiana,
per l’ultima volta, il corpo di mons. Luigi Padovese, questo figlio della nostra
terra e della nostra Chiesa che, per chiamata di Cristo, è divenuto figlio e
padre della Chiesa di Turchia.
Ora, raccolti attorno alle sue spoglie mortali, abbiamo ascoltato con
commozione tutta particolare le parole di Gesù che fra poco rivivremo nel rito
eucaristico: “Questo è il mio corpo che è dato per voi! Questa è la nuova
alleanza nel mio sangue che viene versato per voi!” (Lc 22,19s). In queste parole
c’è tutta la potenza dell’amore di Cristo che ha stretto con noi un’alleanza
perenne nel suo sangue.
Così le commentava padre Luigi: “L’alleanza nel sangue di Cristo è del
tutto diversa dai riti antichi. La vita non viene più dalla morte e dal sacrificio di
altri, ma piuttosto nell’offerta di sé, dalla morte di sé per la vita di altri. È la fine
della violenza! È una offerta volontaria! E al principio della selezione, proprio
degli uomini, subentra il principio di solidarietà” (20 ottobre 2009).
Queste parole di Gesù sono la vita quotidiana di ogni sacerdote; ma
ascoltandole oggi risuonano di intensità straordinaria e diventano come un
potente fascio di luce che illumina tutta la vita di mons. Padovese.
“Vero discepolo di Cristo”: anche il Vescovo Luigi ha dato il suo corpo e
ha stretto un’alleanza nel suo sangue, offrendo tutto se stesso per l’annuncio
del Vangelo e per la vita di coloro che gli erano stati affidati.
Nell’esistenza di questo nostro fratello e padre si è realizzata la parola di
Gesù che ha paragonato la vittoria della sua Pasqua al mistero del seme che
porta frutto nel suo morire: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore,
rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Gv 12,24).
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Chicco di grano caduto in terra è stata la vita di padre Luigi, che ha
accolto come una chiamata della Provvidenza di Dio il suo ministero di
Vescovo di Anatolia. In questa terra turca, che aveva tanto studiato, mons.
Padovese ha voluto inserirsi e lasciarsi macerare, amando questo nobile
popolo.
Chicco di grano si è fatto padre Luigi diventando guida della Chiesa di
Anatolia, una Chiesa di minoranza, spesso sofferente e provata. Nella lettera
pastorale del 2007 mons. Padovese scriveva alla sua Chiesa: “Posso dirvi che
sono felice di essere con voi e ringrazio Dio del privilegio di fare parte della
nostra chiesa di Anatolia. Le difficoltà che ho sperimentato erano forse una
prova per vedere se veramente amo questa nostra comunità” (Siamo successori
di Paolo e dei primi cristiani, 2).
Chicco di grano, che silenziosamente porta frutto, è stato padre Luigi
nei suoi incessanti sforzi di costruire spazi di dialogo e di incontro tra culture,
tra religioni, tra gli stessi cristiani. Ogni uomo di buona volontà riconosce in
questo Vescovo mite e sapiente un vero costruttore di riconciliazione e di pace,
a partire dal rispetto reciproco e dall’ accoglienza fraterna.
Chicco di grano, infine, padre Luigi lo è stato in quell’ultimo
drammatico istante della sua vita, mentre era accanto a un fratello che
considerava amico e figlio. Il suo corpo e il suo sangue sono davvero caduti
sulla terra di Turchia e, pur nel dolore e nelle lacrime, ci appaiono per quello
che sono davvero: non più segni di una vita strappata da violenza insensata e
tragica, ma offerta viva di sé che padre Luigi ha vissuto in ogni giorno della
sua missione di Vescovo, di amico della pace, di fratello di ogni uomo per
amore di Cristo Signore.
Cari fratelli, questo chicco di grano caduto sulla terra porta e porterà
molto frutto! Il corpo dato e il sangue versato, in virtù della Pasqua di Cristo,
non sono sacrificio vano, ma sono un rinnovarsi dell’Alleanza e un progresso
nel cammino incontro al Regno di Dio che viene.
Un ultimo pensiero voglio rivolgere in modo particolare ai fratelli della
Chiesa di Turchia così duramente provati dall’uccisione del loro Vescovo.
Da oggi la Chiesa di Milano si sente legata a voi in modo ancora più
profondo e particolare. Già l’amore di padre Luigi per voi e la sua passione per
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la Chiesa di Anatolia ci avevano coinvolti nella vostra storia di fede e nel vostro
arduo e coraggioso cammino: ora il suo sacrificio ci unisce più intimamente.
Vogliamo raccogliere il grido, o meglio il lamento, che si leva da voi e
dalla vostra terra. Vogliamo, come Chiesa ambrosiana, insieme a tutte le
comunità cristiane, accogliere e affrontare la sfida di essere sempre più
coscienti della nostra identità cristiana e di saper offrire, senza alcuna paura,
sempre e dappertutto, la testimonianza di una vita autenticamente evangelica:
amando Cristo e ogni uomo “sino alla fine”.
Siamo grati a Dio per la speranza che voi, suo piccolo gregge,
comunicate a tutti noi che troppo spesso dimentichiamo il “martirio”
quotidiano della vostra fede e della vostra vita.
La speranza è il primo frutto che fiorisce dal chicco di grano morto nella
terra; perché la speranza è la vita del Risorto in noi. La speranza è il riverbero
di quella esplosione di luce che, il mattino di Pasqua con la risurrezione di
Cristo, ha rinnovato la terra.
La speranza ha guidato ogni giorno il vescovo Luigi. La speranza è la
parola di vita che possiamo riascoltare da lui, come l’estremo e definitivo
messaggio che ci viene dal suo corpo dato e dal suo sangue versato su quel
piccolo lembo di terra turca:
“Ora voglio invitarvi a guardare in alto e a vincere la tristezza e lo
scoraggiamento, dal momento che la nostra speranza cristiana è più forte di
ogni certezza, perché fondata su Cristo, morto e risorto per noi. Voglio tuttavia
aggiungere che questa speranza va nutrita ed alimentata vivendo nelle nostre
comunità, perché è una virtù che cresce per contatto. È nella Chiesa e attraverso
la Chiesa che impariamo a sperare. Sono i nostri fratelli e sorelle – quelli già in
paradiso ma anche quelli che vivono con noi – ad aiutarci a sperare. Cristo si
serve di loro, di tutti loro, anche di quelli che con il loro comportamento cattivo
servono non a darci la speranza, ma a provare la sua solidità” (Lettera
pastorale 2006-07, Siate sempre pronti a testimoniare la speranza che è in voi).
Vescovo Luigi, fratello nostro, Angelo della tua Chiesa,
insegnaci a sperare! Amen.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano