Il 24 agosto 2016, alle prime ore del mattino, nell’Italia centrale, più precisamente nel territorio della diocesi di Rieti, il violento terremoto ha distrutto completamente la città di Amatrice e i villaggi intorno. Già il giorno dopo i frati cappuccini hanno preso la decisione di aiutare i terremotati, rispondendo alla richiesta del Vescovo, di vivere nelle strutture provvisorie con la gente dopo il terremoto per due anni.
Dopo 27 mesi di presenza i frati hanno concluso la loro missione con i terremotati. Il 4 novembre 2018 è stata celebrata la messa con il vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili.
Vogliamo presentare una delle testimonianze che sono arrivate da parte della gente sui frati cappuccini: «Il 24 agosto 2016 la vita della nostra comunità è stata sconvolta: chi ha perso dei familiari, chi ha perso degli amici, chi ha perso la casa, chi ha perso il lavoro, chi ha perso tutto.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere, perché questa immane tragedia ci ha permesso di conoscere una famiglia, una famiglia davvero speciale, la famiglia dei frati minori cappuccini.
Siete stati i primi ad arrivare qui tra noi, in seguito a quella terribile notte, insieme ai militari, i volontari, i giornalisti e i politici; poi, pian piano, tutti ci hanno abbandonato e le luci della ribalta su di noi si sono spente, solo la luce dei vostri occhi ha continuato ad illuminare il nostro cammino.
Adesso sarete gli ultimi a lasciarci, a lasciarci tra virgolette, perché i rapporti umani che si sono creati con voi, in questi 27 mesi, saranno sempre vivi nei nostri cuori.
Avete aiutato la nostra comunità sia spiritualmente che materialmente, avete celebrato la Messa, governato le mucche, munto le pecore, pulito la stalla, zappato l’orto, raccolte le patate, mangiato, bevuto, cantato, ballato, pregato insieme a noi, in un’unica parola avete vissuto insieme a noi, avete vissuto le nostre angosce, le nostre paure, i nostri dolori, ma anche le nostre gioie.
Siete stati, siete e sarete sempre parte integrante della nostra vita.
Se chiudo gli occhi e penso a voi, la prima immagine che mi viene in mente è questa: fra Raffaele con in mano il Corpo di Cristo e le braccia rivolte verso il cielo; davanti a lui, raccolte in preghiera, circa sessanta persone; dietro di lui si stagliava imponente Pizzo di Sevo; una giornata memorabile: non mi sono mai sentito così vicino a Dio, un po’ per l’altitudine perché non mi era mai capitato di assistere ad una Messa a 1.600 m, e un po’ per l’amore che si respirava nell’aria, persone di ogni fascia di età, di diversa estrazione sociale, unite nella pace e nell’amore di Dio. Dopo la Messa abbiamo pranzato insieme, ognuno di noi aveva portato qualcosa e non lesinava ad offrirlo al prossimo. Non dimenticherò mai quel clima di cordialità e spensieratezza, anche perché da Macchie Piane si poteva osservare tutta la conca amatriciana nel suo splendore e perché, da lassù, non si vedevano le macerie e sembrava che il tempo si fosse fermato al 23 agosto 2016.
Tutto questo è stato possibile grazie a voi; siete riusciti ad unire persone che vivevano a pochi metri di distanza, ma non avevano mai condiviso nulla: se non è un miracolo questo, poco ci manca.
Si sa che l’uomo per natura è abitudinario e noi ci siamo abituati alla vostra presenza… Ci mancherete!
Con affetto, “l’intera Comunità”».