Tornano dopo 40 anni lo spettro della fame nel Tigrai e i racconti dell’orrore. L’allarme, lanciato dalle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e dalle Ong che stimano in circa 2,5 milioni le persone a rischio, viene confermato dai rapporti e dalle testimonianze dei pochi organismi operativi sul campo. A 80 giorni dall’inizio della guerra scatenata da Addis Abeba contro il governo regionale del Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf), un report di un gruppo di Ong denuncia l’aumento della malnutrizione per le fasce più povere che vivono a Macallè. Gravissima la situazione dei bambini sotto i 5 anni. Su mezzo milione di abitanti, si ritiene che 380mila nel capoluogo della regione settentrionale etiope abbiano bisogno di assistenza umanitaria. Il conflitto ha colpito un’area povera, un milione di persone nella regione dipendevano dagli aiuti umanitari.
Lo scoppio della guerra, il 4 novembre 2020, ha fatto saltare il raccolto dei cereali. Poi la situazione è peggiorata con il blocco governativo degli aiut.
Molti ospedali sono stati colpiti. Ad Adua, Axum e Shire le strutture sanitarie sono prive di farmaci, ossigeno e cibo per i pazienti. Tra i tre e i quattro milioni di persone nella zona centrale nonhanno accesso a cure mediche. Non si sa quanti morti ha provocato il conflitto. Intanto si continua a combattere in molte zone anche con gli stupri.
L’allarme Onu: nella «capitale» Macallè in 380mila hanno bisogno di assistenza.
A Macallè è stato ammazzato mercoledì scorso un giornalista televisivo tigrino, Dawit Kebede Araya, trovato morto nella sua auto. Era stato arrestato sabato 16 gennaio senza motivo e rilasciato poco dopo. Secondo alcune testimonianze riportate dall’Addis Standard sarebbe stato ucciso dalle forze di sicurezza insieme a un amico. Prosegue anche la caccia ordinata dal premier etiope Abiy Ahmed ai leader del Tplf. L’esercito etiope ha eliminato il 71 enne ex ministro degli esteri etiope Seyoum Mesfin e Asmelash Woldeselassie, eroe di guerra cieco. L’Italia muove qualche passo. Raccogliendo l’appello di numerosi docenti e ricercatori, su impulso della vice ministra Emanuela Del Re la cooperazione italiana ha stanziato 500.000 euro per i progetti umanitari nel Paese.