In Camerun moltissimi giovani dai 12 ai 18 anni si trovano in carcere anche senza aver commesso alcun reato, rimanendo in attesa di giudizio per mesi o addirittura anni, in condizioni di vita disagiate: alimentazione ridotta a un piatto di riso al giorno, condizioni igieniche e sanitarie impietose, nessuna formazione professionale.
Il progetto ha una duplice finalità: la prima è quella di raccogliere l’appello del singolo ragazzo cercando di ridargli dignità con una cura costante (dentro e fuori dal carcere), prendendolo per mano e aiutandolo a rinascere, garantendogli un’istruzione e un accompagnamento anche al di fuori delle carceri (l’80% dei minori non ha nessuno e viene abbandonato per strada), insegnandogli a guadagnarsi il pane lavorando onestamente.
La seconda finalità vuole rendere gli ambienti delle prigioni più umani: integrare l’alimentazione insufficiente, costruire pozzi per l’acqua, rifare bagni e dormitori.
Inoltre si vorrebbe migliorare le strutture scolastiche di arti e mestieri (scuola di tecnica, meccanica, informatica, elettromeccanica, sartoria, calzoleria, edilizia, cucina, agricoltura, allevamento, barbiere, musica, disegno e pittura).
Sono 200 i minori reclusi nelle carceri di Bamenda e di altre 5 città della zona che Fra Gioacchino incontra descrivendoci così il suo operato: “Impartiamo un’istruzione scolastica, professionale, civica e morale, e contribuiamo ad incrementare l’insufficiente alimentazione, fornendo pane, latte e riso. I Missionari non si stancano mai di andare là dove la miseria umana è più massacrante e degradante, per consolare, lenire, e liberare, e perché no… gioire! Non è forse gioia e riconoscenza quando una mamma ti corre incontro gridando grazie! Grazie! Ho riavuto mio figlio sano e salvo! Perché è stata pagata la cauzione giudiziaria (da Voi!)…”
Buon cammino di quaresima!