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Dalle carceri di Bafoussam e Bamenda
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Dalle carceri di Bafoussam e Bamenda
“ E si sciolsero le catene di tutti i carcerati… “
(Atti 16:26)
Carissimi Generosi Benefattori,
tramite la presente abbiate l’augurio di una Buona e Santa Pasqua, unita all’assicurazione di preghiere e di ringraziamenti infiniti.
La Resurrezione e’ la nostra forza, e’ la speranza della vita eterna nella quale dobbiamo trascinare altri fratelli con il nostro esempio e con le nostre buone opere soccorrendo i bisognosi, come appunto ci ha insegnato Gesù. Le offerte che arrivano generose da voi per sostenere i prigionieri, sono l’espressione della vostra fede nella Resurrezione ed il pratico sostegno a chi ha perso la libertà e si trova sotto afflizione, disagio, tortura, isolamento, malattia, abbandono e disprezzo.
State sicuri che le offerte sono e vanno mirate a sollevare tutte queste tribolazioni e faranno sì che un giorno chiederete al Risorto:
“Quando mai ti abbiamo visto in prigione ? …ogni volta che avete fatto
l’avete fatto a me. Venite benedetti del Padre mio.”
(Mt. 25 :44…)
La pratica della visita alle carceri e’ talmente articolata che va dall’aspetto giudiziario, alla conciliazione tra vittima ed offensore, alle cure mediche, all’istruzione morale e civica, al cibo ed al vestiario, in almeno 2 prigioni centrali e 4 prigioni distrettuali.
E vi dico che e’ veramente una visita attesa e sentita da parte dei detenuti. Vi racconto un fatto ultimamente successo.
C’e un luogo dentro le prigioni chiamato « attesa di giudizio ». Come uno viene preso, per una qualunque offesa, viene subito internato là dentro e si ritrova con altre quattro cinquecento persone di differente età, provenienza e crimine. E’ il luogo che a prima vista ti fa dire: ecco questa e’ la bolgia infernale.
Lo spazio e’ meno di un campo da basket. Si mangia una volta sola al giorno. Un pasto che non cambia mai: due forchettate di verdura ed un pugno di polenta di granoturco bollita nell’acqua. La domenica interveniamo noi – cioè voi benefattori – con del riso, olio ed altre verdure. Apprezzatissimo dai detenuti. Pastasciutta, pane ed anche cioccolato ai minori ed alle donne.
Ebbene, negli ultimi tempi l’amministrazione penitenziaria ha negato l’accesso in questa bolgia « a chiunque ». Beninteso, la restrizione riguardava anche la disciplina all’interno dell’ambiente «attesa di giudizio»: e’ cambiato il solito trattamento, generalmente già tendente alla tortura, in tortura ancora più spietata, “giro di vite” come direste voi.
Noi entravamo in questo ambiente con medicine per i malati, cibo particolare per i più denutriti, igienizzanti: tutto impedito! Come logico aspettarsi in queste situazioni, esattamente il giorno 16 Marzo 2010 e’ successa una rivolta.
I detenuti hanno imprigionato a loro volta i soldati di guardia, due soldatesse e due soldati, tenuti in ostaggio; i prigionieri hanno preteso che venissero ad pedes le autorita’ competenti, tutte quelle alle quali concerne la gestione delle carceri. L’ammutinamento è durato dalle ore 08 del mattino sino alle ore 15 del pomeriggio. Ebbene, tra le altre lamentele presentate alle autorità, in prima linea figuravamo noi cappellani – ci sono anche suore che prestano il loro prezioso ed insostituibile intervento – ai quali e’ stato impedito l’accesso e conseguentemente il beneficio che si era soliti portare e del quale usufruivano i detenuti. Ed abbiamo dovuto essere ascoltati anche noi e dare il verbale per confermare quanto protestato dai detenuti. Episodio questo che vi illustra quanto e’ prezioso il vostro aiuto, ma che per noi e’ anche occasione per dirvi grazie ed assicurarvi che neanche un centesimo delle offerte va perduto e che anche un solo euro generoso non e’ mai insignificante. Proprio come l’obolo della vedova ! Grazie a Voi !
Ebbene, ritorniamo alla gioia della Resurrezione.
Passiamoci la voce come hanno fatto i primi cristiani:
“ E’ risorto ed e’ apparso a Simone. E’ risorto io l’ ho visto! “ (Gv 20:25)
Passiamo questa spirituale frenesia e grazia di verità eterna ai nostri familiari, ai nostri amati, a tutti!
Noi lo annunceremo a nome vostro ai fratelli detenuti che aspettano e godono della vostra squisita carità.
Diciamo pure: e’ Risorto! …ma soffre ancora nelle sue membra. Soccorriamolo!
Con riconoscenza, Buona Pasqua !
Fra Gioacchino Catanzaro.
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