Il nostro missionario Mons. Angelo Pagano, vescovo di Harar in Etiopia, ci ha rivolto un appello accorato per la sua gente colpita, per ben due volte quest’anno, da un’invasione apocalittica di locuste che hanno divorato tutti i raccolti prossimi alla mietitura, e da improvvise esondazioni di grandi fiumi a causa delle copiose piogge che hanno distrutto villaggi, proprietà, strutture, ed hanno provocato parecchi morti, lasciando molta gente senza più nulla.
Questa la situazione: a inizio settembre le forti piogge, che già da diverso tempo si erano manifestate in molte zone dell’Etiopia, hanno provocato l’esondazione del fiume Awash.
Le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni sono circa 250.000, e quando l’acqua si è ritirata, è stato possibile constatare il reale danno dell’esondazione: tanti hanno perso tutto, casa compresa.
In questo periodo il Paese ha avuto abbondanza di pioggia che ha causato delle piccole inondazioni, ma nello stesso tempo i grandi fiumi si sono gonfiati e sono esondati più a valle con una forte concentrazione d’acqua e una velocità impressionante. Il fiume Awash che attraversa una parte del vicariato di Harar, dove fra Angelo Pagano è vescovo e dove operano i nostri confratelli etiopi, ha colpito in modo particolare la regione dell’Afar e dell’Oromia. Nella notte del 3 settembre 2020, mentre la popolazione di Metehara stava dormendo il fiume è esondato e ha colpito solo in Metehara, 5.912 nuclei famigliari, con una popolazione di circa 15.000 abitanti; provvisoriamente la popolazione è stata suddivisa in 6 campi, includendo scuole e il nostro convento.
Il fiume ha portato via case e proprietà di molte persone, strade e ponti sono state distrutti. La zona si trova nella Rift Valley, ed è classificata come zona calda e desertica, con temperature fino a 40 C°; in questa zona la Chiesa Cattolica aveva costruito un centro per la cura della salute pubblica. Il centro è stato molto danneggiato, portando via medicine, macchinari e la linea elettrica. Gli aiuti ricevuti finora dal governo sono bastati per la prima emergenza, ma a due mesi dall’alluvione ci sono molte persone che vivono ancora sotto le tende, hanno grossi problemi sanitari e di nutrizione, manca l’acqua potabile.
Il quadro che si prospetta per i prossimi mesi non è molto confortante dal punto di vista medico, mancano le medicine per affrontare l’aumento che ci sarà del tifo, diarrea e malaria, manca l’acqua potabile e in più non dimentichiamoci del COVID 19 che è in continuo aumento.
L’obbiettivo del progetto è di rinforzare il centro medico e soccorrere le famiglie più bisognose. Al vicariato di Harar è stato chiesto di intervenire in soccorso di 15.000 persone per un periodo minimo di 6 mesi.
Il progetto mira a fornire a queste persone i beni di prima necessità come letti, tende, materassi, coperte, pentole, piatti, contenitori di plastica e utensili vari, e a fornire il minimo indispensabile a livello alimentare: farina, olio, grano, latte in polvere e biscotti per i bambini.
Anche la Parrocchia, che ospita all’interno del suo terreno il centro medico, ha subito dei danni murari alla Chiesa e al convento, in modo particolare il muro di cinta è stato completamente danneggiato.
Confidando nella Provvidenza che si manifesta nella generosità di tante persone ci facciamo portavoce della richiesta del vescovo e chiediamo un aiuto per venire in soccorso alla sua popolazione colpita da una duplice calamità.
Ogni donazione è preziosa e particolarmente significativa in questo periodo di Natale in cui la nostra solidarietà può portare un po’ di serenità e pace a persone che hanno perso tutto quel poco che avevano.