Dalla rivista “Missionari Cappuccini” aprile-giugno 2020:
“Le sorprese… beh, non sono in nostro potere, sono nelle mani di Dio, e noi non poniamo limiti alla sua Provvidenza. Senz’altro ce ne saranno di belle, ma anche di meno belle, addirittura di brutte; siamo comunque certi che in tutte, indistintamente, Dio non cesserà di rivelare la sua benevolenza verso di noi”.
E la sorpresa è arrivata subito, e che razza di sorpresa!
Nessuno di noi poteva immaginare che i primi mesi di quest’anno sarebbero stati così duramente colpiti dal flagello del corona virus che sta mietendo numerose vittime, stravolgendo le nostre vite, la nostra società, e perfino il modo di pensarci e di immaginare la vita.
Ci siamo scoperti più fragili, al pari di tutte le creature, in balia di forze che al momento ci sfuggono e sono più grandi di noi. Molto si è scritto e si sta scrivendo a riguardo: non penso di poter aggiungere qualcosa di nuovo, ma rinnovo l’invito, sofferto, a scoprire in quanto sta accadendo anche un segno della benevolenza di Dio. Non è certo facile, ma se ci pensiamo forse questa situazione qualche cosa di positivo ce l’ha, ci può aiutare a capire un po’ di più alcune cose.
Ad esempio che possiamo anche vivere con uno stile di vita più sobrio, contenuto, senza tutte quelle manifestazioni esteriori che caratterizzano la nostra società con la sua velocità di movimenti, la superficialità, l’iperattivismo…
Così come l’avere più tempo per noi stessi, per riflettere, per curare maggiormente i rapporti con le persone a noi vicine.
Anche l’esperienza di una certa povertà, che ci avvicina maggiormente alla condizione che tante persone vivono normalmente. Ci siamo trovati e ci troviamo forse ancora anche noi dalla parte degli emarginati, limitati nei nostri movimenti e possibilità, addirittura discriminati. E questo ci può aiutare, pur nell’isolamento sociale, a sentirci più vicini a chi queste situazioni è costretto a viverle quotidianamente.
E forse quanto è accaduto in maniera così violenta a noi, primo mondo, ha aiutato anche chi vive nelle nostre missioni a sentirsi più vicini a noi, a sentirsi più nostri fratelli nella comune sorte di persone bisognose e in costante pericolo di vita. Abbiamo ricevuto in questo periodo tante manifestazioni di sostegno dalle nostre missioni, tanto interesse e solidarietà, perfino offerte di aiuto per le famiglie delle nostre regioni duramente provate. Questo mi ha colpito e commosso.
Forse siamo diventati un po’ più vicini gli uni agli altri.