Nel Giovedì Santo la Chiesa vive due momenti celebrativi.
La “Messa del Crisma”, durante la mattina, nella quale il vescovo benedice per la propria diocesi gli olii per amministrare i sacramenti: in questa occasione ogni presbitero si stringe attorno al proprio Pastore per rinnovare le promesse del proprio sacerdozio.
Dopo il tramonto, ha inizio il Triduo Pasquale, con la “Messa nella Cena del Signore”: in essa la Chiesa, fa memoria dell’Ultima Cena e contempla, nella lavanda dei piedi, il mistero dell’amore di Dio che si fa servo.
Gesù si spoglia della propria dignità, indossa l’abito del servizio e lava i piedi ai suoi discepoli. Con questo gesto profetico il Signore anticipa il dono di sé fatto in croce e significato nell’Eucarestia, mostra lo stile di Dio nel rapporto con noi e ci dà un esempio da seguire. Abbassarsi, servire… è “l’amore più grande” descritto nel Vangelo di Giovanni; è la via che ci dona per “avere parte con lui”.
La celebrazione non termina con la benedizione e il congedo: tutto il Triduo Pasquale, infatti, costituisce un’unica celebrazione dell’unico Mistero di Cristo, di cui si fa memoria in questi giorni… celebrazione che si concluderà con il congedo festoso di Pasqua.
Nelle ore notturne, la Chiesa prevede un tempo di veglia, per vivere l’esperienza degli apostoli a cui Gesù nel Getsèmani chiede di accompagnarlo nella preghiera.