Ci racconta la situazione fra Felice, Custode della missione, portandoci a conoscenza di una realtà complessa in cui i recenti e continui conflitti armati fra l’esercito e i separatisti creano uno sfollamento generalizzato che ha coinvolto mezzo milione di persone. Per gli sfollati sono necessari numerosi aiuti.
La radicalizzazione del conflitto nelle ragioni anglofone del Camerun, il coprifuoco, la chiusura quasi totale delle scuole elementari e superiori nei villaggi, in questi ultimi 2 anni, hanno originato uno sfollamento generalizzato dalle zone dove si svolgono conflitti armati tra l’esercito e i “separatisti.”
Il numero totale degli sfollati comprendente coloro che si sono rifugiati in Nigeria e coloro che si sono rifugiati in altri villaggi, o nella foresta ammonta a quasi mezzo milione di persone.
Anche i nostri conventi (Bambui) e le nostre parrocchie (Shisong, Sop) sono state toccate da questa realtà. La vita di molte persone è legata a ordini e informazioni che vengono generalmente annunciate al telefono ordinando di lasciare il villaggio o certe zone.
Questo ha provocato alla fine dello scorso anno un rapido aumento delle persone che hanno lasciato le loro case per venire a rifugiarsi in convento. In pochi giorni si era arrivati a superare il numero di 60 persone, specialmente anziani e bambini.
Nell’area di Kumbo, Meluf e Tobin ci sono stati violenti combattimenti che hanno isolato tutta la zona. Anche nella parrocchia di Shisong la gente si è rifugiata in una ex-scuola vicina alla chiesa, il numero delle persone supera tutt’oggi i 300. Anche qui si è cercato di trovare una sistemazione in una scuola che non era più aperta da qualche anno. Poichè tutto era stato tolto dai vari ambienti, rimaneva lo spazio vuoto per potersi sdraiare a dormire sul pavimento. Si è trovato il modo di cucinare qualcosa.
I frati si sono attivati cercando aiuto per trovare cibo, coperte, e tutto quanto potesse essere utile.
E’ difficile far fronte alla situazione perché non è programmabile, basta che scoppi uno scontro tra militari e “separatisti” e si inizia il fuggi fuggi della gente verso i posti che sembrano poter offrire qualche possibilità di rifugio.
Tantissimi sono nascosti nella foresta, e pensiamo che la stagione delle piogge è finita da poco. Ci sono anche dei gruppi di 4 – 5 persone, religiosi e medici che cercano di raggiungere e aiutare queste persone. La Chiesa Cattolica, attraverso i vescovi, e le varie associazioni e parrocchie è coinvolta in questa opera umanitaria.
Purtroppo la situazione di vari ospedali della zona è di una quasi totale chiusura, e il personale medico è minacciato dai “separatisti” di non curare i militari e dai militari di non curare i “separatisti” feriti. Parecchi medici hanno lasciato gli ospedali perché la gente aveva paura di farsi curare correndo il rischio di essere scambiata per gente ferita nei combattimenti.
A parte gli sfollati, ci sono anche altre persone che per varie ragioni cercano un piccolo aiuto per i familiari ammalati o per i loro bimbi. Anche alcune zone dove si coltivava qualcosa, a causa degli scontri non hanno potuto essere coltivate. Si prospetta per varia gente un anno senza raccolto. Questo significa un aumento della povertà, che finora non era stata ancora sperimentata.
I frati, come i vari religiosi/e e i sacerdoti cercano soltanto di sostenere tutte le persone che sono nel bisogno senza distinzione. Il nostro Centro Missionario si rende disponibile a far arrivare eventuali aiuti per gli sfollati, ai nostri frati oppure anche ai Vescovi che coordinano il lavoro.