In Thailandia la pandemia di coronavirus è presente anche se non in modo così critico rispetto all’Europa e al Nord America. Nel nostro Paese si contano meno di 3000 contagiati e 47 decessi. Cifre che testimoniano che la situazione è sotto controllo e gli sforzi dei governanti e della popolazione per contenere la diffusione del virus stanno dando buoni frutti.
Il 26 marzo scorso il governo ha proclamato lo stato di emergenza e in un secondo tempo ha proclamato il coprifuoco dalle 22:00 fino alle 04:00. Tutti i luoghi di ritrovo sono stati chiusi e proibiti gli assembramenti di ogni genere. I negozi e i grandi magazzini sono aperti solo per la vendita di generi di prima necessità come alimentari, medicinali ecc.
Dall’8 marzo tutte le persone che entrano in Thailandia devono passare un controllo sanitario e osservare una quarantena obbligatoria. Per coloro che risultano contagiati è previsto il ricovero in ospedali indicati dal governo.
Il governo ha in pratica chiuso il Paese e sono stati cancellati tutti i voli internazionali fino al 31 maggio. Solo i thailandesi che sono all’estero possono rientrare e se contagiati sono garantite loro le cure sanitarie.
All’interno del Paese chi si sposta da una città o villaggio all’altro deve osservare una quarantena forzata. Inoltre è permesso il passaggio da una provincia ad un’altra solo per vera necessità. Per questo sono stati sospesi i servizi di trasporto pubblico in tutto il paese (eccetto i voli aerei).
Il governo ha chiesto agli anziani sopra i 70 anni e ai bambini di età inferiore a 5 anni di rimanere in casa.
Le attività lavorative sono permesse tenendo presenti le norme date dal Ministero della Salute. I settori dei trasporti, quello commerciale e dei servizi sono comunque bloccati e stanno attraversando una grave crisi.
La popolazione sta rispettando le direttive del governo, evita uscite di casa e incontri con altre persone non necessarie, anche in occasione della celebrazione del Nuovo Anno thailandese (dal 12 al 15 aprile).
Questa situazione ha però portato ad un contraccolpo economico negativo soprattutto per la fascia della popolazione più debole e povera. Molti sono rimasti senza lavoro, senza entrate per poter vivere. Ci sono stati anche alcuni casi di suicidio di persone disperate, senza una assistenza morale e materiale.
Il governo thai ha stabilito di venire incontro alle fasce più deboli con contributo mensile di 5.000 baht per tre mesi, e ha calcolato che saranno aiutate circa 5 milioni di persone (su una popolazione di 68 milioni). Per tutti sono previsti sconti sulle forniture di acqua potabile e elettricità.
Inoltre il governo ha approvato molti provvedimenti per venire incontro alle attività economiche del paese, per le piccole imprese, le attività artigianali, commerciali ecc.
Le scuole riapriranno solo nel mese di luglio, un mese e mezzo in ritardo rispetto all’inizio del nuovo anno scolastico che normalmente comincia alla metà di maggio.
La Chiesa cattolica in Thailandia ha rispettato le direttive del governo e dai primi di marzo ha proibito le celebrazioni liturgiche alla presenza dei fedeli. Le diocesi, la Caritas thailandese e le congregazioni religiose stanno dando un aiuto alle persone che soffrono a causa di questa situazione con varie iniziative che testimoniano la vicinanza della Chiesa ai più piccoli senza guardare al credo religioso.
Tutte le attività pastorali sono ferme in quanto non è possibile riunire le persone in adunanze. Il danno più grave è che in questo periodo (per noi tempo di vacanze scolastiche) non sono stati organizzati i campi catechistici estivi, privando a molti bambini e ragazzi la possibilità di ricevere una istruzione religiosa che non possono avere durante l’anno scolastico perché frequentano scuole statali e vivono lontani dalle parrocchie.
Noi frati cappuccini in Thailandia stiamo tutti bene e stiamo vivendo questo periodo in convento, usciamo solo per vera necessità e non abbiamo attività pastorali esterne. Per noi è un’occasione per riscoprire la bellezza della nostra vita fraterna fatta di preghiera, lavoro manuale, silenzio e anche di solitudine. Unica nota negativa è la mancanza di entrate economiche, che normalmente abbiamo per le attività pastorali in aiuto al clero e alle congregazioni religiose e per le sante Messe che i fedeli ci chiedono di celebrare. Comunque questo non è per noi un problema, può anzi diventare un’occasione per vivere una vita più semplice, senza troppe pretese.
Il nostro ricordo nella preghiera si rivolge a tutti i morti a causa di questa pandemia soprattutto ai medici, infermieri, ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi che hanno donato la loro vita nell’assistenza sanitaria e spirituale ai contagiati.
Fra Walter