L’evento della conversione di Paolo da persecutore a testimone di Cristo ed Apostolo delle genti è raccontato negli Atti degli Apostoli per ben 3 volte: una ad opera dell’autore (At 9,1-9) e due da Paolo stesso, come difesa del proprio operato e come testimonianza davanti alle autorità civili (At 22,6-11; 26,12-18).
Durante il viaggio verso Damasco, dove sta andando a far arrestare i cristiani, Paolo si ritrova davanti a Cristo che lo chiama a cambiare vita; in un lungo percorso di conversione del proprio cuore, Paolo vince le sue resistenze sue e la diffidenza dei primi cristiani, diventando il tenace annunciatore del Vangelo e fondatore di comunità che conosciamo dagli Atti degli Apostoli e dalle sue Lettere.
La Chiesa celebra fin dal VI sec. questa solennità, che è un unicum nella sua tradizione liturgica: Paolo è l’unico santo di cui viene ricordato non solo il giorno della morte, in cui attraverso il martirio si compie il suo percorso di discepolo di Gesù, ma anche l’evento originante quello stesso percorso. La vita di ogni persona non è un percorso obbligato da un cieco destino, ma è un libro ancora da scrivere e in cui niente è mai definitivamente perduto: come per Paolo, il peggiore nemico della Chiesa primitiva, per tutti è possibile una conversione, un cambiamento di direzione, se non si è indifferenti all’incontro e alla parola di Cristo.
Questa festa segna la conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: la figura di san Paolo, primo missionario ed evangelizzatore dei popoli pagani, ci ricorda che l’unità della Chiesa ha come fondamento una vera e profonda conversione di coloro che ne fanno parte.