E’ stato un viaggio emozionante e intenso quello che i giovani della parrocchia del Sacro Cuore di Brescia hanno vissuto insieme a fra Alberto. Incontri e un mondo nuovo che hanno tenuto vivo anche al loro ritorno
Da quando siamo rientrati dal Camerun molte persone ci chiedono di raccontare il nostro viaggio. Sorge allora in noi un problema: da dove iniziare e quanto parlare dato che potremmo andare avanti giorni e giorni a descrivere la bellezza della natura, i volti e i sorrisi dei bambini, le disavventure e le sorprese che abbiamo affrontato. Per risolvere la questione e sondare la pazienza e la sensibilità di chi ci ascolta abbiamo allora definito quattro parole per racchiudere la nostra esperienza: Viaggio, Cultura, Edifici e Ambiente.
Viaggio: nei giorni in Camerun abbiamo percorso molti chilometri in auto raggiungendo quattro località differenti. Da Douala siamo andati a Bafoussam, poi a Melong e infine a Buéa. Le città sono collegate da una strada dritta e asfaltata mentre le strade secondarie sono in terra battuta. Viaggiavamo con due auto e essendo nel periodo delle piogge è capitato anche di rimanere bloccati nel fango. Non esistono marciapiedi, tutti camminano a bordo strada dove si affacciano numerose attività lavorative e attività commerciali. I centri urbani sono molto trafficati con principalmente automobili Toyota e motociclette con sopra da tre a cinque persone, uscendo si trovano invece colline e distese infinite di coltivazioni e aree verdi. Nei nostri tragitti, attraversando distretti differenti, abbiamo superato molti posti di blocco dove la polizia ci chiedeva per motivi di sicurezza i documenti e la finalità del nostro spostamento.
Cultura: una cultura ricca dove resta viva la tradizione del ballo e del canto. In tutti i luoghi che abbiamo visitato i giovani ci hanno accolto con balli e canti coinvolgendoci in cerchio o affidandoci il bastone con la criniera, segno di amicizia e importanza. Anche noi rigidi europei siamo rimasti incantati dai loro movimenti e capacità. Hanno una grande fede e vivono le celebrazioni eucaristiche in modo sentito e profondo. Abbiamo visto chiese in muratura ben conservate e chiese in lamiera col pavimento in terra battuta. Ogni posto però era vissuto e curato in modo molto dignitoso e tutte le comunità esprimevano una grande gioia nel ritrovarsi a celebrare insieme. Il calcio è il collante per i più giovani, è seguito da tutti con grande passione. Abbiamo fatto anche noi molte partite, soprattutto nella parrocchia di Toket, e abbiamo anche regalato dei palloni e le pettorine di riconoscimento per le squadre.
Edifici: le Chiese e gli edifici sembrano tutti in via di costruzione e precari. Oltre a ricche realtà con grandi ville abbiamo visto villaggi con case di una sola stanza in terra e lamiera privi di servizi di prima necessità. Cucinano accendendo il fuoco per terra. Un giorno abbiamo visitato il palazzo reale a Foumban, costruito nel 1917 su stile coloniale tedesco, e il museo moderno che verrà inaugurato tra poco a forma di serpente a doppia testa sormontato da un enorme ragno.
Ambiente: in Camerun abbiamo assaggiato la frutta più buona mai provata in vita nostra: ananas, avocado, papaya, “mangusten”, canna da zucchero. La natura è molto ricca, siamo entrati nella foresta per incontrare i frati e la comunità nel villaggio di Bayon. Ci siamo affacciati a Limbe sull’oceano e ci siamo tuffati con grande piacere. Vicino alle case viene coltivato il mais e vi sono come animali domestici polli e caprette. Abbiamo visto anche una scimmietta tenuta a guinzaglio.
A questa descrizione sorge, infine, il desiderio di condividere cosa è successo in noi, come questa esperienza ci ha cambiato. Pensiamo che la prima cosa sia aver fatto cadere tanti pregiudizi e ansie. Vedere molta povertà ci porta a riconsiderare i nostri problemi e le nostre insicurezze. Spesso siamo preoccupati di non aver vestiti firmati e all’ultima moda e scopriamo quanto sia futile. Abbiamo sentito la loro energia e voglia di vivere che sentiamo adesso un po’ nostra, utile per riprendere le nostre attività in Italia. A Brescia ci sono molti immigrati e giovani provenienti dall’Africa. L’esperienza vissuta ci fa guardare a queste persone con occhi nuovi, immaginando quanto hanno dovuto lasciare, cosa abbiano dovuto affrontare per arrivare in Italia, e pensando che come abbiamo instaurato belle amicizie con i giovani del Camerun così possiamo avviare relazioni autentiche con persone provenienti da altri Paesi che vivono in Italia. Il viaggio in Camerun ha acceso il nostro desiderio di tornarci presto e costruire nuovi progetti di speranza e aiuto per loro, soprattutto per i bambini nelle scuole.